La visibilità è qualcosa che vogliamo e odiamo.
La vogliamo per essere famosi, fighi, amati, temuti, ricchi, richiesti…
La odiamo quando andiamo dall’amante, quando ci mettiamo le dita nel naso, quando facciamo filone a scuola, quando abbiamo dei bambini da proteggere dagli orchi, quando siamo ubriachi, quando facciamo qualcosa di imbarazzante, quando lo siamo senza volerlo consciamente.
Possiamo scegliere, oggi nel 2018, come e quanto essere visibili?
In verità, molto poco. E in futuro sempre meno.
Questo discorso parte da un recente articolo: “E la mappa mondiale del fitness svelò anche le basi militari” [1]
Un popolare sito di fitness, che raccoglie le corse fatte in giro per il mondo da chi vuole “farsi vedere” dagli amici, ha mostrato un po’ delle sue mappe con le tracce dei podisti. A parte New York o Parigi, coi percorsi più battuti, sono emersi anche percorsi in zone di guerra. Ora, chi è che correrebbe su un campo minato o sotto le bombe se non per scappare? Ovvio che i percorsi raccolti fanno parte di zone “sicure” dove ci si può rilassare un attimo e sfogare la tensione dei giorni che si passano a rischiare la vita. Zone sicure come per esempio insediamenti militari protetti, anche nascosti, ma evidentemente non abbastanza nascosti.
Se un militare può mostrare al mondo dove corre, inconsciamente forse o in maniera distratta, cosa mostra uno di noi ogni giorno agli altri?
Lasciamo stare per un attimo foto, video, commenti, tweet ecc… Cosa mostriamo della nostra posizione GPS?
Pensate davvero di non comunicare a nessuno ogni secondo la vostra posizione?
Se avete uno smartphone con voi, e lo avete a meno che non siate una scimmia o una vongola, allora state dicendo a “qualcuno” dove siete. E gli state anche dicendo di conservare quei dati per un tempo illimitato. E gli state anche dicendo di farne ciò che vuole, perché, purtroppo, nessuno ci protegge e a nessuno interessa veramente la privacy. Si, la privacy, vi fanno credere che con un click potete mostrare foto solo ai vostri amici, ma poi possono sapere dove eravamo il 05/11/2017 alle 13:00 …
Perché questa data? L’ho presa ad esempio, giusto perché c’è qualcosa che vi voglio mostrare…
Sono andato su Google Maps, ho cercato nella “Cronologia”, e ho trovato tutti i miei percorsi fatti a piedi, in auto, in bici, o altro. Penso di aver dato anni fa un “ok” a qualcosa; chi di noi non mette “ok” a qualunque cosa? Beh, ora Google mi traccia e per lui sono “visibile”. Non che mi interessi più di tanto, ma neanche ai soldati americani che correvano interessava più di tanto, almeno finché il loro insediamento segreto non diventi obiettivo di un bombardamento nemico.
Spero che Google non voglia bombardarmi, ma fatto sta che questi dati sulla posizione sono dati sensibili e dovrebbero essere protetti come il nostro conto corrente, mentre invece li si raccoglie allegramente e li si condivide.
E non è solo Google a raccoglierli. Lo fa il navigatore che presto sarà di serie nelle auto (la cosiddetta “scatola nera”), li prende il braccialetto per il fitness, li prenderanno le auto a guida autonoma e tanti altri attori. Tutti vogliono sapere dove siamo, perché se passiamo davanti a una vetrina devono poterci dire l’offerta del giorno, devono ricordarci di mettere una recensione (ricevete anche voi quelle noiose notifiche da Google?), quando siamo in auto devono dirci dove fare rifornimento, dove mangiare un panino, e tanto altro.
Quello che viene registrato non si cancella
Non potete sapere oggi se un vostro comportamento possa crearvi problemi in futuro. La nostra posizione indica le nostre abitudini, i nostri punti deboli, la nostra assenza di vera libertà. Tutto per farci comprare e comprare e comprare, quando siamo fortunati. In paesi come la Cina questi dati vengono usati per controllare realmente la popolazione e le loro tendenze politiche.
La nostra posizione è un nostro dato sensibile e ancora una volta è chiaro come i nostri dati siano il vero “petrolio” di questi anni.
La prossima volta che accetterete una clausola o vorrete farvi vedere sui social, state attenti anche voi a non regalare questo valore, perché mentre correte per km sembrerete anche fighi, ma la Lamborghini di Zuckerberg acquistata con il valore della vostra privacy lo è sicuramente di più.
[1] Articolo Repubblica “E la mappa mondiale del fitness svelò anche le basi militari”